Le Città Visibili alla riscoperta della Sibaritide tra boschi di quercia e macchia mediterranea

Paludi (Cosenza) – Prima tappa (la n.14) all’insegna del Cammino Basiliano per Le Città Visibili sotto la guida di Flaviano Lavia (escursionista, guida del Cammino Basiliano, istruttore trekking e tracciatore di sentieri) e della dottoressa Donatella Novellis (archeologa e archeobotanica, Direttrice Scientifica del Parco Archeologico di Castiglione di Paludi). “Un’indimenticabile passeggiata – si legge in un comunicato a cura di Giuliana Manfredi (foto di Franz Mazza e Mimmo Greco) – immersi tra boschi di quercia e macchia mediterranea, ambiente in cui nidifica il piccolo avvoltoio capovaccaio e dove, quasi improvvisamente, emergono i ruderi imponenti dell’antico sito di Castiglione, proteso sullo Ionio, sulle prime alture che anticipano la PreSila Greca, segnato dal corso del Coserie, via d’acqua di penetrazione verso la Sila ed i suoi boschi, bacino di rifornimento di legname e della celebre pece brettia. Il Parco Archeologico di Castiglione di Paludi si estende in un’area di circa 40 ettari e vanta un importante interesse storico, archeologico e paesaggistico. Davanti ai nostri occhi si dipanano i resti del maestoso circuito murario con le torri e la monumentale porta d’accesso. Vi trovano applicazione precise regole poliorcetiche, legate all’arte della guerra e della difesa proprie dell’età antica. Poi l’area pubblica con i resti di un edificio di tipo teatrale a pianta semicircolare; un “lungo muro”, una porzione di abitato in cui sono state scavate almeno cinque abitazioni, organizzate secondo una pianificazione urbanistica regolare analoga a quelle in atto nelle città greche. Le ricerche, avviate negli anni Cinquanta, hanno permesso di riconoscere nel sito di Castiglione di Paludi un centro fortificato databile tra il IV ed il III sec. a.C. La documentazione materiale vi attesta una significativa presenza dei Brettii, il popolo italico che, come attesta la storiografia antica, si confederò nel 356 a.C., stabilendo la propria capitale a Consentia (attuale Cosenza). I Brettii si imposero mantenendo rapporti variabili con le poleis magnogreche. La necropoli indagata nella vicina Piana Agretto, che osserviamo interessati, attesta che il sito era popolato già durante l’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) dalla popolazione autoctona degli Enotri. L’area ha restituito, altresì, sepolture della fase di IV-III sec. a.C”. “Il racconto dei nostri appassionati ciceroni – prosegue la nota – ci fa spostare lo sguardo verso scorci incredibili, in cui il turchese del mar Ionio in lontananza fa da sfondo al rigoglioso verde che si staglia sulle colline circostanti. Scorgiamo il golfo di Sibari, le valli del Colognati, del Coserie, del Trionto e le cime del monte Paleparto in Sila, dove originano le sorgenti del Coserie. Il sole intenso ha consentito di godere appieno del panorama e stanchi e felici ci rechiamo presso l’Agriturismo Colle dell’Unna, dove Antonio e Luca Fonsi, ospitali e premurosi, ci accolgono con un gustosissimo e ricchissimo menù tipico con prodotti rigorosamente bio, a cui facciamo onore. Scorrono sotto i nostri occhi salumi, latticini, melanzane, “pipi e patati”, sapientemente preparati secondo la tradizione calabrese. Concludiamo con un superlativo gelato preparato col latte di capra. Nel pomeriggio, dopo le parole incantatrici della Dottoressa Novellis, con la complicità della pioggia, cambiamo programma e trascorriamo il pomeriggio al Parco Archeologico di Sibari, autentica meraviglia che, recentemente, grazie al vulcanico e infaticabile Direttore Dottor Filippo Demma, sta vivendo, come altri siti artistici di quest’area, un momento d’oro. Prima della visita alle collezioni del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, assistiamo al laboratorio (vera lectio magistralis) dal titolo “La Storia a portata di mano”, del trascinante e appassionato archeologo Gianluca Sapio, che seguiamo rapiti. La meraviglia continua visitando le sale, che ospitano reperti meravigliosi e inusuali (forse l’unico caso di esposizione di pezzi da forno malriusciti, che testimoniano proprio la quotidianità dei gesti in una vita di qualche millennio fa, rendendocene quasi spettatori), suggestivi e preziosi. Tra i numerosi pezzi esposti, ne citiamo solo alcuni tra gli imperdibili: il Toro cozzante, l’armatura rinvenuta nella tomba del guerriero di Cariati, la coppa fenicia in bronzo rinvenuta a Francavilla Marittima (come molti altri presenti), la “tomba del chirurgo”. Ci piacciono gli scorci suggestivi di Calabria, immortalati negli scatti fotografici nella mostra Wikiloves Calabria. Apprezziamo moltissimo le opere d’arte numerose di Anna Corcione, che danno un valore aggiunto ai reperti straordinari custoditi in museo, attraverso un dialogo continuo tra antico e moderno, tra luoghi e paesaggio, natura e meraviglioso della mostra in corso Naturalia et Mirabilia. Ci piace l’immediatezza comunicativa che cogliamo in ogni parte del Museo, accessibile veramente a tutti. La nostra razione di Bellezza ha fatto il pieno e con gli occhi ancora sfavillanti di stupore, rientriamo soddisfatti a casa”.